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Il padre è un settantenne, ex scienziato-biologo, un intellettuale classico nel senso migliore del termine. Il figlio è un quarantenne eternamente insoddisfatto della sua vita, vive con la ventiseienne Marta e, da circa un anno, ha scoperto di essere il padre di un ragazzo. Completati i suoi studi di linguistica e filosofia, è a casa in cassa integrazione. Il padre è cresciuto durante la seconda guerra mondiale in Croazia, dove i nazisti lo avevano quasi ucciso; il figlio aveva dieci anni quando i carri armati sovietici schiacciarono la Primavera di Praga del 1968: hanno entrambi vissuto qualcosa di simile all'inferno. Una volta al mese si incontrano per passeggiare e parlare. Il romanzo racconta alcune di queste passeggiate quando le loro chiacchierate diventano lo spunto per ricordare il passato, per riflettere sullo Stato e il destino del mondo, e per commentare storie di strada. Un susseguirsi di vicende a volte divertenti, a volte intime e profonde. Il tutto passeggiando tra i parchi o stando seduti in un pub davanti a un boccale di birra, raccontando barzellette e aneddoti.